Storia e futuro dell’Hard disk, novità da Cambridge!

Era il 4 Settembre 1956 quando IBM lanciò il primo hard disk sul mercato; IBM ramac 305 era un “bestione” lungo circa 9 metri e dal peso di circa una tonnellata poteva immagazzinare appena 5 megabyte di files, 5 milioni di caratteri (a 8 bit) nei suoi 50 dischi da 61 cm di diametro l’uno.

Questo prodotto era però il più innovativo dell’epoca perché poteva usare la memorizzazione su dischi magnetici a differenza dei nasti magnetici o della carta perforata, che, fino ad allora, dominavano il mercato.

Verso la metà degli anni ’90 i dischi rigidi erano ormai diventati uno standard nei personal pc, ma la loro manifattura era più grezza, e gli strati usati per proteggere i dischi magnetici fatti di COCs (carbon based overcoats), erano decisamente più spessi 12,5 nm, contro i 3 nm attuali.

La densità dei dati di un hard disk è attualmente di 1 Tb per pollice quadrato (6,45 cm2), ma sembra che questo rapporto stia per cambiare.

I ricercatori del Cambridge graphene centre hanno infatti provato a sostituire gli strati di COCs con alcuni layers di grafene; i risultati sono stati molto positivi, il grafene si è infatti dimostrato più resistente alla corrosione e all’usura di ben 2,5 volte.

Gli scienziati hanno poi costruito un hard disk di ferro e platino ponendo sopra lo strato magnetico di grafene ed hanno testato la scrittura HAMR (Heat-Assisted Magnetic Recording), un tipo di trasmissione dati ad alte temperature non utilizzabile con gli strati di COC.

Grazie al nuovo materiale ed alla nuova tecnologia di trascrizione gli scienziati sono così riusciti ad inglobare 10 Tb per pollice quadrato.

Andrea Ferrari, direttore e professore del Cambridge graphene centre, ha dichiarato il suo entusiasmo per la scoperta affermando:

“Considerando che nel 2020 sono stati prodotti più di un miliardo di terabyte in dischi rigidi, questi risultati dovrebbero indicarci la via per un utilizzo di massa del graphene nelle tecnologie all’avanguardia.”

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– Ugo Bonanni

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